domenica delle palme

AFORISMI DEL SIGNORE

mercoledì 16 aprile 2014

"LI AMO'SINO ALLA FINE" TRIDUO PASQUALE: GIOVEDI'SANTO,MESSA IN COENA DOMINI,CENA DEL SIGNORE




Liturgia della Parola

 GIOVEDI' 17 APRILE 2014





MESSA IN COENA DOMINI

CENA DEL SIGNORE

LETTURE:


Es 12, 1-8. 11-14; Sal 115; 1Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15


Antifona d'Ingresso  Cf Gal 6,14
Di null'altro mai ci glorieremo
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore:
egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione;
per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati.







PRIMA LETTURA    Es 12, 1-8. 11-14
Prescrizioni per la cena pasquale.
Dal libro dell’Èsodo  «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne.
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».

    C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.




SALMO RESPONSORIALE

  
Sal 115Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza.Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.



SECONDA LETTURA   1 Cor 11, 23-26
Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di S. Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

  
ACCLAMAZIONE AL VANGELO 


Cf Gv 13,34
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!   

Vangelo  Gv 13, 1-15
Li amò sino alla fine

Dal vangelo secondo Giovanni
 

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». 
 
 

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te,o Cristo




«Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».  


COMMENTO ALLA PAROLA





Con questa celebrazione entriamo nel Triduo della passione e della risurrezione del Signore, vero vertice dello scorrere dei nostri giorni non raramente tribolati. In esso infatti il Signore Gesù morendo ha distrutto la nostra morte, e risorgendo ha ridato a noi la vita.
Il Triduo si apre con questa celebrazione "nella cena del Signore": con la memoria dell’istituzione dell’Eucarestia.
 
1. Che cosa è realmente accaduto quella sera, durante l’ultima cena che Gesù ha condiviso coi suoi apostoli prima della sua morte? Ci è narrato e dall’apostolo Paolo nella seconda lettura e da Giovanni nel santo Vangelo. Iniziamo dal Vangelo.
Nella tradizione biblica non era raro che un profeta comunicasse il suo messaggio non solo colla parola, ma anche con qualche gesto. Così ha fatto Gesù nell’ultima cena, lavando i piedi ai suoi Apostoli. Quale era il significato profondo di questo gesto di umiltà?
"Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine", ci ha detto il santo Vangelo. Lavando i piedi ai discepoli, Gesù intendeva significare il servizio che Egli stava per compiere: il dono di se stesso nella morte ormai imminente. Ciò risulta chiaramente anche dal dialogo con Pietro. Il rifiuto di Pietro di lasciarsi lavare i piedi dal Signore avrebbe comportato l’esclusione di "avere parte con Lui". Dunque, quel gesto esprime simbolicamente la dedizione di Se stesso, che il Signore avrebbe vissuto nella morte ormai imminente.
Rifiutare questa dedizione, rifiutarsi a questa proposta d’amore comporta per l’uomo l’esclusione definitiva dalla comunione col Signore.
Vediamo ora quanto ci dice S. Paolo nella seconda lettura, circa l’altro grande gesto compiuto da Gesù nella sua ultima cena.
Gesù, durante il pasto, distribuisce ai commensali un pane che Egli aveva per questo spezzato, perché ne potessero mangiare tutti. Allo stesso modo, a cena finita, passa un calice pieno di vino perché tutti ne possano bere. Per capire questo gesto, occorre che meditiamo con fede sulle parole con cui Gesù accompagna questi due gesti.
Esse in primo luogo dicono qualcosa di sconvolgente. Il pane spezzato è il Corpo del Signore; il vino che è nel calice è il Sangue di Gesù. In quel momento, cioè, in forza della parola di Gesù il pane ed il vino cessano di essere ciò che sono, perché vengono trasformati nel Corpo e nel Sangue del Signore. Sono realmente il Corpo ed il Sangue di Gesù.
Ma le sue parole hanno anche un altro significato. Gesù dice che il suo corpo "è per voi": è cioè offerto per voi. Il corpo ovviamente non può essere separato dalla persona; ciascuno di noi è il suo corpo. Così anche in Gesù: il suo corpo è la sua divina Persona. "Chi mi ha toccato", disse una volta Gesù. Non disse "chi ha toccato il mio corpo".
Dunque le parole di Gesù significano: "questo pane che vi sto dando da mangiare; questo vino che vi sto dando da bere, sono io stesso che mi sto offrendo alla morte per voi; che mi sto offrendo alla morte perché si ristabilisca una nuova alleanza fra voi e Dio".
E’ questo il grande evento che è accaduto nell’ultima cena: Gesù decide di affrontare liberamente la sua morte in sacrificio per noi. Ciò che accadrà il giorno dopo, non sarà che la realizzazione di questa decisione, di questa auto-donazione.
Ma ci resta ancora una domanda: perché il Signore ha voluto che noi partecipassimo alla sua auto-donazione nella morte, mangiando il pane e bevendo il vino trasformati a tale scopo nel suo Corpo offerto e nel suo Sangue donato? E’ in fondo la stessa domanda di Pietro: "ma perché, Signore, vuoi lavarmi i piedi?".
La risposta l’ha già data Gesù: perché avessimo parte con Lui. Perché entrassimo nel suo dono, nel suo amore; o meglio, perché, il suo dono ed il suo amore entrassero in noi e ci trasformassero, rendendoci capaci si amare come Lui ha amato.
Ora, infine, comprendiamo perché il gesto di Gesù non poteva, nelle sue intenzioni, limitarsi all’ultima cena.
Esso doveva essere ripetuto colla stessa forza di trasformare il pane ed il vino nel suo Corpo e nel suo Sangue: "fate questo in memoria di me". Gesù in quella cena ha istituito l’Eucarestia. In questo modo egli continua a rimanere in mezzo a noi come colui che ci ha amati ed ha donato Se stesso per noi, e vi rimane sotto i segni che esprimono e comunicano questo amore.
 
2. Cari fratelli e sorelle, forse – per le più svariate ragioni – in questi decenni siamo andati perdendo il senso dell’Eucarestia; si è forse oscurata la percezione credente nella sua verità.
Essa è prima di tutto la presenza reale in mezzo a noi del dono che Cristo ha fatto di Sé sulla Croce; è la presenza reale del sacrificio di Cristo.
Tale presenza è realizzata sotto le apparenze del pane e del vino perché Cristo vuole unirsi a noi nella forma più profonda.
Non limitiamo il nostro culto eucaristico alla celebrazione. Ci sia nella nostra vita spazio alla sosta davanti all’Eucarestia, perché nel nostro silenzio adorante ne abbiamo una comprensione sempre più profonda.

Carlo Caffarra
Cardinale Arcivescovo di Bologna



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"LI AMO'SINO ALLA FINE"

















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