domenica delle palme

AFORISMI DEL SIGNORE

giovedì 5 aprile 2012

"LI AMO'SINO ALLA FINE" TRIDUO PASQUALE:GIOVEDI SANTO SANTA MESSA IN COENA DOMINI



Liturgia di
Giovedi 5 APRILE 2012
 

                                    

Colore liturgico: viola


GIOVEDI SANTO
SANTA MESSA IN COENA DOMINI

  LETTURE: Es 12, 1-8. 11-14; Sal.115; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15.




ANTIFONA D'INGRESSO



Di null’altro mai ci glorieremo 
se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati. (cf. Gal 6,14) 

Si dice il Gloria. Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale.



GLORIA A DIO







COLLETTA



O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena 
nella quale il tuo unico Figlio, 
prima di consegnarsi alla morte, 
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, 
convito nuziale del suo amore, 
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero 
attingiamo pienezza di carità e di vita. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...



 LITURGIA DELLA PAROLA







PRIMA LETTURA

Es 12,1-8.11-14
Prescrizioni per la cena pasquale.



 ‡ Dal libro dell'Esodo 
In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: 
«Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. 
Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! 
In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”».


C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.



 SALMO RESPONSORIALE



Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza. 
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.


SECONDA LETTURA



1Cor 11,23-26
Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore.


‡ Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi

 


Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.



ACCLAMAZIONE AL VANGELO
(Gv 13,34)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!



PROCLAMAZIONE DEL VANGELO



 

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Gv 13,1-15
Li amò sino alla fine.





Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». 


C:Parola di Dio
A:Lode a Te o Cristo





«Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». 




 COMMENTO
ALLA PAROLA DI DIO




Giovedì Santo
Santa Messa nella Cena del Signore con il rito della "lavanda dei piedi"
Cattedrale di San Pietro, 21 aprile 2011


Omelia di S.E. Card.Carlo Caffarra
Arcivescovo di Bologna


Cari fratelli e sorelle, con questa santa celebrazione entriamo nel Triduo pasquale, durante il quale noi faremo memoria solenne dell’opera della nostra redenzione, che Cristo ha compiuto specialmente per mezzo del mistero pasquale.
Il Triduo pasquale si apre con la memoria dell’istituzione dell’Eucaristia. Non solo né soprattutto per ragioni storiche, ma perché è mediante l’Eucaristia che noi siamo realmente raggiunti dai misteri che durante questi giorni celebreremo.
Le parole con cui Gesù istituisce l’Eucaristia sono normative non solo in senso rituale, ma anche in ordine alla comprensione che dobbiamo avere del mistero eucaristico. La Chiesa, questa sera, ce lo ricorda attraverso la testimonianza di Paolo, che per altro assicura di "aver ricevuto dal Signore ciò che ci ha trasmesso". Fermiamoci dunque a riflettere brevemente sulle parole del Signore.
1. "Questo è il mio corpo; che è per voi; fate questo in memoria di me". Sono queste le parole dette da Gesù sul pane. Che cosa significano?
Notiamo subito che Gesù, dicendo "il mio corpo", intende se stesso in carne ed ossa. È come se dicesse: "questo sono Io", riferendosi al pane che aveva preso e spezzato.
E fa un’aggiunta: "che è per voi". Cioè: che dono a vostro favore. È come se dicesse: "questo sono Io che sto donando la mia vita per voi". Voi comprendete, cari fedeli, la profondità di queste parole; esse ci fanno veramente entrare nel cuore di Cristo che sta iniziando nella sua passione.
Ma per capire meglio, ricordiamoci di una parola detta da Gesù in altra occasione: "Nessuno mi toglie la vita", aveva detto, "ma la offro da me stesso". Gesù dunque aveva già deciso di fare della sua vita un atto di offerta. La morte che ormai incombeva, non era aspettata da Gesù come un destino invincibile: era, al contrario, il linguaggio del dono senza limiti che Gesù faceva di Se stesso. Per questo, Egli già la sera precedente poteva prendere nelle sue mani la sua vita, Se stesso, e farne un dono irrevocabile.
Cari fratelli e sorelle, mangiando il pane eucaristico noi acconsentiamo a questo supremo atto di amore; vi entriamo dentro: precipitiamo dentro a questo abisso di luce.
2. "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".

Le parole che Gesù dice sul calice sono immediatamente meno comprensibili per noi, ma hanno un significato immenso.
Possiamo averne una qualche comprensione se teniamo presente l’evento più importante della storia di Israele e una profezia di Geremia.
L’evento è la stipulazione dell’Alleanza di Dio con il popolo di Israele ai piedi del monte Sinai attraverso la mediazione di Mosè.
L’atto che sancisce l’alleanza è narrato nel modo seguente. Mosè asperge col sangue degli animali sacrificati l’altare – simbolo di Dio – e il popolo. E dice: "Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole" [Es 24, 7]. Dio ed Israele erano uniti l’Uno all’altro come in un vincolo di consanguineità. Ma ad una condizione, che il popolo obbedisse alla Legge di Dio.
Tuttavia, la storia di Israele fu una storia di disobbedienza, fino al punto che finisce col ritornare in esilio.
È in questo contesto che Geremia annuncia la stipulazione di una nuova alleanza nella quale il legame fra Dio e il suo Popolo sarà così profondo che la Legge di Dio sarà scritta nel cuore.
Ritorniamo ora alle parole di Gesù. Egli in sostanza dice: "in questo calice che vi porgo perché ne beviate tutti, c’è il mio sangue, che sparso in espiazione di tutte le disobbedienze umane, stringe fra Dio e l’uomo un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare".
Cari fratelli e sorelle, noi celebrando e ricevendo l’Eucaristia, entriamo nell’espiazione di Cristo, ne siamo purificati, e siamo introdotti nell’Alleanza con Dio, per sempre: la nuova ed eterna Alleanza.
3. Se ora consideriamo nel loro insieme le parole di Gesù sul pane e le parole sul vino, comprendiamo veramente come mediante la celebrazione dell’Eucaristia partecipiamo all’Atto redentivo di Cristo: l’offerta di se stesso sulla Croce. Vi partecipiamo noi con la nostra città, con il mondo intero; e diventiamo con Lui, in Lui e per mezzo di Lui sacrificio gradito a Dio.
Entrando nell’Atto redentivo di Cristo siamo liberati da ogni divisione e discordia: il Corpo offerto di Cristo diventa il suo Corpo mistico, la Chiesa. Essa si forma a partire dall’Eucaristia poiché è nell’Eucaristia che si edifica l’unità. Questa sera, con l’Eucaristia è stata istituita la Chiesa.

Card.Carlo Caffarra













Lavanda dei piedi



Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito - uomini o ragazzi - vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto.

Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga.

Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra quelle proposte, o altri canti adatti alla circostanza.




ANTIFONA PRIMA (cf. Gv 13,4.5.15)

Il Signore si alzò da tavola versò dell’acqua in un catino,

e cominciò a lavare i piedi ai discepoli:

ad essi volle lasciare questo esempio.




ANTIFONA SECONDA (Gv 13,6.7.8)

“Signore, tu lavi i piedi a me?”.

Gesù gli rispose dicendo:

“Se non ti laverò, non avrai parte con me”.

V. Venne dunque a Simon Pietro, e disse a lui Pietro:

- Signore, tu lavi...
V. “Quello che io faccio, ora non lo comprendi,
ma lo comprenderai un giorno”.
- Signore, tu lavi...




ANTIFONA TERZA (cf. Gv 13,14)

“Se vi ho lavato i piedi,

io, Signore e Maestro,

quanto più voi avete il dovere

di lavarvi i piedi l’un l’altro”.


ANTIFONA QUARTA (Gv 13,35)
“Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli,
se vi amerete gli uni gli altri”.
V. Gesù disse ai suoi discepoli:
- Da questo tutti sapranno...


ANTIFONA QUINTA (Gv 13,34)
“Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate gli uni gli altri
come io ho amato voi”, dice il Signore.


ANTIFONA SESTA (cf. 1Cor 13,13)
Fede, speranza e carità,
tutte e tre rimangano tra voi:
ma più grande di tutte è la carità.
V. Fede, speranza e carità,
tutte e tre le abbiamo qui al presente:
ma più grande di tutte è la carità.
- Fede...





LITURGIA EUCARISTICA



Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.

Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore.
Rallegriamoci, esultiamo nel Signore!
Temiamo e amiamo il Dio vivente,
e amiamoci tra noi con cuore sincero.

Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo:
evitiamo di dividerci tra noi,
via le lotte maligne, via le liti
e regni in mezzo a noi Cristo Dio.

Fa’ che un giorno contempliamo il tuo volto
nella gloria dei beati, Cristo Dio.
E sarà gioia immensa, gioia vera:
durerà per tutti i secoli senza fine.




Preghiera sulle offerte

Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, 
di partecipare degnamente ai santi misteri, 
perché ogni volta che celebriamo 
questo memoriale del sacrificio del Signore, si compie l’opera della nostra redenzione. 
Per Cristo nostro Signore.
PREFAZIO 
DI QUARESIMA IV

L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo 

È veramente cosa buona e giusta, 
nostro dovere e fonte di salvezza, 
rendere grazie sempre e in ogni luogo 
a te, Signore, Padre santo, 
Dio onnipotente e misericordioso, 
per Cristo nostro Signore. 
Sacerdote vero ed eterno, 
egli istituì il rito del sacrificio perenne; 
a te per primo si offrì vittima di salvezza, 
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria. 
Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza, 
il suo sangue per noi versato 
è la bevanda che ci redime da ogni colpa. 
Per questo mistero del tuo amore, 
uniti agli angeli e ai santi, 
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo... Santo... Santo...
 




Antifona di comunione
“Questo è il mio corpo, che è per voi; 
questo calice è la nuova alleanza 
nel mio sangue”, dice il Signore. 
“Fate questo ogni volta che ne prendete, in memoria di me. (1Cor 11,24.25)


Terminata la distribuzione della comunione, si lascia sull'altare la pisside con le particole per la comunione del giorno seguente; la Messa si conclude con l'orazione dopo la comunione.

Preghiera dopo la comunione
Padre onnipotente,
che nella vita terrena ci nutri alla Cena del tuo Figlio, accoglici come tuoi commensali
al banchetto glorioso del cielo.
Per Cristo nostro Signore.


Reposizione del SS. Sacramento
Dopo l'orazione, il sacerdote, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo.
Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico.
Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside; quindi pone l'incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum ; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione.
Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia.
Segue la spogliazione dell'altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa, è bene velarle.
Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po' di tempo nella notte all'adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Se l'adorazione si protrae oltre la mezzanotte, si faccia senza alcuna solennità.









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