domenica delle palme

AFORISMI DEL SIGNORE

domenica 27 gennaio 2013

27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA PER LE VITTIME DELLA SHOAH E DI TUTTE LE VITTIME DELLA VIOLENZA


Messaggio del Papa per il 60° anniversario
della liberazione di Auschwitz-Birkenau

Si compiono sessant’anni dalla liberazione dei prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. In questa circostanza non è possibile fare a meno di tornare con la memoria al dramma che lì ebbe luogo, tragico frutto di un odio programmato. In questi giorni occorre ricordare i vari milioni di persone che senza alcuna colpa sopportarono sofferenze disumane e vennero annientati nelle camere a gas e nei crematori. Chino il capo dinanzi a tutti coloro che sperimentarono quella manifestazione del mysterium iniquitatis.




Quando, come Papa, visitai da pellegrino il campo di Auschwitz-Birkenau nell’anno 1979, mi soffermai davanti alle lapidi dedicate alle vittime. Vi erano iscrizioni in varie lingue: polacca, inglese, bulgara, rom, ceca, danese, francese, greca, ebraica, yiddish, spagnola, fiamminga, serbo-croata, tedesca, norvegese, russa, rumena, ungherese e italiana. In tutte queste lingue era scritto il ricordo delle vittime di Auschwitz, di persone concrete, benché spesso del tutto sconosciute: uomini, donne e bambini.

Mi soffermai allora un po’ più a lungo accanto alla lapide con la scritta in ebraico. Dissi: "Questa iscrizione suscita il ricordo del Popolo, i cui figli e figlie furono destinati allo sterminio totale. Questo Popolo ha la sua origine da Abramo, che è anche nostro padre nella fede (cfr Rm 4, 11-12), come si è espresso Paolo di Tarso. Proprio questo popolo, che ha ricevuto da Dio il comandamento: «non uccidere», ha sperimentato su se stesso in modo particolare che cosa significa l’uccidere. Davanti a questa lapide non è lecito a nessuno passare oltre con indifferenza".

Oggi ripeto quelle parole. A nessuno è lecito, davanti alla tragedia della Shoà, passare oltre. Quel tentativo di distruggere in modo programmato tutto un popolo si stende come un’ombra sull’Europa e sul mondo intero; è un crimine che macchia per sempre la storia dell’umanità. Valga questo, almeno oggi e per il futuro, come un monito: non si deve cedere di fronte alle ideologie che giustificano la possibilità di calpestare la dignità umana sulla base della diversità di razza, di colore della pelle, di lingua o di religione. Rivolgo il presente appello a tutti, e particolarmente a coloro che nel nome della religione ricorrono alla sopraffazione e al terrorismo.

Queste riflessioni mi hanno accompagnato specialmente quando, durante il Grande Giubileo dell’Anno 2000, la Chiesa ha celebrato la solenne liturgia penitenziale in San Pietro, ed anche quando mi sono recato come pellegrino ai Luoghi Santi e sono salito a Gerusalemme. Nello Yad Vashem - il memoriale della Shoà - e ai piedi del Muro occidentale del Tempio, ho pregato in silenzio, chiedendo perdono e conversione dei cuori.

Nel 1979 ricordo di essermi fermato a riflettere intensamente anche davanti ad altre due lapidi, scritte in russo e in rom. La storia della partecipazione dell’Unione Sovietica a quella guerra fu complessa, ma non è possibile non ricordare che in essa i Russi ebbero il più alto numero di persone che persero tragicamente la vita. Anche i Rom nelle intenzioni di Hitler erano destinati allo sterminio totale. Non si può sottovalutare il sacrificio della vita imposto a questi nostri fratelli nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Ecco perché esorto di nuovo a non passare con indifferenza davanti a quelle lapidi.

Mi fermai, infine, davanti alla lapide scritta in lingua polacca. Dissi allora che l’esperienza di Auschwitz costituiva un’ulteriore "tappa nelle lotte secolari di questa nazione, della mia nazione, in difesa dei suoi diritti fondamentali fra i popoli dell’Europa. Era ancora un altro grido per il diritto ad un suo proprio posto sulla carta dell’Europa; ancora un doloroso conto con la coscienza dell’umanità".

L’affermazione di questa verità non era che un’invocazione alla giustizia storica per questa nazione che aveva affrontato tanti sacrifici nella liberazione del continente europeo dalla nefasta ideologia nazista, ed era stata venduta in schiavitù ad un’altra ideologia distruttiva: il comunismo sovietico. Oggi ritorno a quelle parole per rendere grazie a Dio - senza rinnegarle - perché, attraverso il perseverante sforzo dei miei connazionali, la Polonia ha trovato il giusto posto sulla carta d’Europa. Il mio augurio è che questo storico dato porti frutti di reciproco arricchimento spirituale per tutti gli europei.

Durante la visita ad Auschwitz-Birkenau dissi anche che bisognerebbe fermarsi davanti a ogni lapide. Io stesso lo feci, passando in orante meditazione da una lapide all’altra e raccomandando alla Misericordia Divina tutte le vittime appartenenti alle nazioni colpite dalle atrocità della guerra. Pregai anche per ottenere, attraverso la loro intercessione, il dono della pace per il mondo. Continuo a pregare senza mai cessare, nella fiducia che, in ogni circostanza, alla fine vincerà il rispetto per la dignità della persona umana, per i diritti di ogni uomo ad una libera ricerca della verità, per l’osservanza delle norme della morale, per il compimento della giustizia e del diritto di ciascuno a condizioni di vita degne dell’uomo (cfr GIOVANNI XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 [1963], 295-296).

Parlando delle vittime di Auschwitz, non posso fare a meno di ricordare che, in mezzo a quell’indescrivibile accumulo di male, vi furono anche manifestazioni eroiche di adesione al bene. Certamente ci furono tante persone che accettarono con libertà di spirito di essere sottoposte alla sofferenza, e dimostrarono amore non soltanto verso i compagni prigionieri, ma anche verso i carnefici. Tanti lo fecero per amore di Dio e dell’uomo, altri nel nome dei più alti valori spirituali. Grazie al loro atteggiamento si è resa palese una verità, che spesso appare nella Bibbia: anche se l’uomo è capace di compiere il male, a volte un male enorme, il male non avrà l’ultima parola. Nell’abisso stesso della sofferenza può vincere l’amore. La testimonianza di tale amore, emersa in Auschwitz, non può cadere nell’oblio. Deve incessantemente destare le coscienze, estinguere i conflitti, esortare alla pace.

Tale sembra essere il più profondo senso della celebrazione di questo anniversario. Se infatti stiamo ricordando il dramma delle vittime, lo facciamo non per riaprire dolorose ferite, né per destare sentimenti di odio e propositi di vendetta, ma per rendere omaggio a quelle persone, per mettere in luce la verità storica e soprattutto perché tutti si rendano conto che quelle vicende tenebrose devono essere per gli uomini di oggi una chiamata alla responsabilità nel costruire la nostra storia. Mai più in nessun angolo della terra si ripeta ciò che hanno provato uomini e donne che da sessant’anni piangiamo!

Invio i miei saluti a quanti partecipano alle celebrazioni dell’anniversario e chiedo a Dio per tutti il dono della sua benedizione.

Dal Vaticano, 15 gennaio 2005
IOANNES PAULUS II

"OGGI SI E' COMPIUTA QUESTA SCRITTURA" III^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C LETTURE: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21






Liturgia di

Domenica 27 Gennaio 2013




III^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C



  
LETTURE: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21

Antifona d'ingresso (Sal 95,1.6)
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà dinanzi a lui,
potenza e bellezza nel suo santuario.



GLORIA A DIO



Gloria a Dio, nell'alto dei cieli, e pace in terra 
agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, 
ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, 
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, 
Agnello di Dio, Figlio del padre;
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, 
Gesù Cristo, con lo Spirito Santo;
nella gloria di Dio Padre. Amen.









COLLETTA
O Padre, tu hai mandato il Cristo, re e profeta, ad annunziare ai poveri il lieto messaggio del tuo regno, fa che la sua parola che oggi risuona nella Chiesa, ci edifichi in un corpo solo e ci renda strumento di liberazione e di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






LITURGIA DELLA PAROLA




 
 


Prima Lettura Ne 8,2-4.5-6.8-10
Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso.
 

Dal libro di Neemia
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. 
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. 
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. 
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. 
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. 
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.


Salmo Responsoriale Sal 18




Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.
   
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.


Seconda Lettura 1Cor 12,12-30
Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte.
 
 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.
Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
 ]Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
 Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. 
 Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
 
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.


ACCLAMAZIONE AL VANGELO 
( Lc 4,18)

Alleluia, alleluia. 
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.






PROCLAMAZIONE DEL VANGELO





 DAL VANGELO secondo LUCA


Oggi si è compiuta questa Scrittura .

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
 
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.





«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».


COMMENTO

ALLA PAROLA DI DIO

A CURA DI 

Don Lucio Luzzi


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27/01/2013

III domenica del
Tempo Ordinario


Anno C


Gesù disse: 
”Oggi si e’ compiuta
questa scrittura“




PENSIERO DELLA DOMENICA
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donlucioluzzi@virgilio.it 







Ormai la Liturgia, lasciato tutto il periodo di prima giovinezza di Gesù, segue la sua vita pubblica, il suo insegnamento, gli ostacoli che incontra; tutto in prospettiva del 29 Marzo prossimo, con la fine umanamente ingloriosa del Messia che aveva promesso, garantito tanto, ed i suoi acerrimi nemici crederanno di metterlo a tacere per sempre, portandolo al patibolo. Gesù saputo dell’imprigionamento del Battista, ordinato da Erode Antipa, per allontanarsi dal pericoloso controllo dell’empio sovrano, ritorna in Galilea. E’ questo il momento in cui “la sua fama si diffuse in tutta la regione; insegnava nelle sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi”. Si recò a Narareth dove era stato allevato, ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella Sinagoga e si alzò a leggere. Ogni centro palestinese aveva almeno una Sinagoga (luogo di preghiera e di istruzione).
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Ogni Sinagoga era costituita da una sala a tre navate (contornata da un matroneo per le donne), orientata in modo che i fedeli fossero rivolti verso Gerusalemme, con un atrio dove era la vasca per le abluzioni e qualche stanza adiacente per la scuola dei fanciulli e per ospizio dei pellegrini. In un armadio della sala erano sistemati rotoli dei libri sacri.

Le riunioni si tenevano specialmente il sabato (ma anche il lunedì e giovedì).

Si iniziava con la preghiera comune (sema = ascolta Israele); seguiva la semònèesrè (diciotto benedizioni o preghiere); si leggeva quindi la Bibbia, prima in ebraico, poi in aramaico, lingua allora parlata dal popolo. Seguiva una esortazione e infine un’altra preghiera e la benedizione.
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Gesù nella Sinagoga

Gesù si regola in tutto da buon israelita; entra nella Sinagoga, in giorno di sabato, si offre di leggere e secondo la consuetudine, si alza in piedi “...gli occhi di tutti, nella sinagoga, stavano fissi su di Lui, in trepida attesa delle rituali esortazioni…”. E Gesù si qualifica come Messia (ma il discorso non è riportato dall’Evangelista Luca).

Da questo breve spaccato della vita pubblica di Cristo, cogliamo due insegnamenti, certamente utili per noi.

E’ sorprendente la religiosità del popolo israelita e il suo bisogno dell’ascolto della Parola di Dio, se la paragoniamo alla nostra aridità ed insofferenza ad una meditazione lenta, per assimilare ogni particolare.

Ci pensate, a volte, il nostro gradimento va per quella Chiesa dove la Messa è "corta" (come si dice in gergo popolare); così in una manciata di minuti, ci sembra di aver assolto al precetto festivo ed usciamo di Chiesa, come siamo entrati, con la nostra aridità.

Ci sono i lettori che non sempre sono di nostro gradimento o simpatia e quando siamo fuori del tempio, c’è una apparente benevola critica, ma pungente, perché inconsciamente scatta in noi un vago sentimento di invidia...
E’ quello che avvenne tra i paesani di Gesù!

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Avevano seguito con raccoglimento la preghiera, le letture e le esortazioni, ma poi, in piazza, è spontaneo anche per loro dire: …ma questo non è figlio di Giuseppe? ...e chi si crede di essere?…
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Signore mio, sgombra dalla mia mente ogni riferimento 
o raffronto, perché nel mio cuore la Parola di Dio 
diventi feconda e mi guidi nei meandri del mio quotidiano

Don Lucio Luzzi







CREDO 


Io credo in Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra;
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,
nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.








LITURGIA EUCARISTICA





Sulle Offerte
Accogli i nostri doni, Padre misericordioso, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, perché diventino per noi sacramento di salvezza.Per Cristo nostro Signore.


Prefazio 

E' veramente cosa buona e giusta, nostro E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sè la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l'umanità decaduta, e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale.
Per mezzo di lui si allietano gli angeli e nell'eternità adorano la gloria del tuo volto. Al loro canto concedi, o Signore, che si uniscano le nostre umili voci nell'inno di lode
Santo, Santo, Santo il Signore ...










Antifona alla Comunione  Sal 33,6
Guardate al Signore e sarete raggianti, 
e il vostro volto non sarà confuso.

 
 


DOPO LA COMUNIONE

O Dio, che in questi santi misteri ci hai nutriti col corpo e col sangue del tuo Figlio, fa' che ci rallegriamo sempre del tuo dono, sorgente inesauribile di vita nuova. Per Cristo nostro Signore.


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"Signore, vorrei parlare con Te: mi ascolti?"
Videoriflessione a cura di Don Lucio Luzzi - donlucioluzzi@virgilio.it 






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mercoledì 23 gennaio 2013

CONOSCERE MEGLIO GESU':Gli appannaggi di un Rabbi

Gli appannaggi di un "Rabby"
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Titoli, privilegi, diritti, eccentrici nel vestire...
Dobbiamo subito ricordare che le notizie giunte fino a noi, su questo argomento, derivano dal testo più sacro per gli ebrei, dopo la Torah, cioè la Mishna, che vuol dire "ripetizione". Si tratta, per la verità, di un testo assai tardivo che, iniziato verso il 200 dopo Cristo da un rabbi, fu continuato fino al IV^ e V^ secolo.
E appena necessario ricordare che "rabbi" era uno dei titoli onorifici che si davano agli appartenenti alla categoria degli "scribi". Il che significa che scriba indicava la professione, "rabbi" il titolo onorifico, con particolare riferimento a quello che era l'oggetto del loro impegno professionale: l'insegnamento della Legge ebraica. Altri titoli, meno frequenti erano "Padre" "Maestro" ( Mar' î, che in aramaico potrebbe significare "Signore mio").
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A questi titoli corrispondevano gesti di riguardo verso di loro, che esprimevano profonda considerazione e rispetto: ci si doveva alzare in piedi al loro passaggio (eccetto gli operai durante il lavoro); potevano indossare una tunica caratteristica a forma di mantello cadente fino ai piedi e ornata di frange precedevano negli onori gli anziani e i loro stessi genitori; godevano il diritto di sedersi in sinagoga con le spalle rivolte al rotolo della Torah, di fronte a tutti. Solo eccezionalmente convolavano a nozze con figlie di persone ignare di essa. Erano l'unica categoria, come scribi, che avesse diritto di far parte del sinedrio, composto, come si sa, da sommi sacerdoti e anziani del popolo e scribi.

C'è da aggiungere che quando una città, o un centro minore giudaico si fosse trovato nella necessità di scegliere un giudice, o un arcisinagogo, ci si rivolgeva sempre a questi specialisti della Legge. Il che spiega perché, quando con la conquista di Gerusalemme, da parte di Tito, nel 70, scomparso il culto del tempio e, di conseguenza il sacerdozio, tutto finì nelle mani degli scribi, ormai considerati semplicemente rabbini. Furono essi ad interessarsi della trasmissione esatta degli insegnamenti della Torah e di documenti che ne garantissero l'esatta osservanza.
Questa loro posizione privilegiata fece sì che la normativa derivata dalle loro carte acquistasse fra il popolo giudaico un valore assoluto. Qualcuno pensa che, in certi casi, questa considerazione fosse superiore alla stessa Legge.
Tutto il presente discorso ci aiuta a capire due cose: perché mai Gesù si sia trovato, quasi subito all'inizio della sua opera, a scontrarsi con questa gente super qualificata; e di conseguenza, le vere ragioni dell'avversione che i rabbini provarono per questo “intruso” di Nazareth che, fra l'altro, non aveva alcun titolo di studio, per proporre le proprie idee.


Don Lucio Luzzi

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"Vi lascio la pace; non temete" 


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sabato 19 gennaio 2013

"QUESTO,A CANA DI GALILEA,FU L'INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESU'" II^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C LETTURE: Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12






Liturgia di

Domenica 20 Gennaio 2013





II^DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anno C



  
LETTURE: Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; 
Gv 2,1-12

Antifona d'ingresso (Sal 65,4)
Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo.



GLORIA A DIO



Gloria a Dio, nell'alto dei cieli, e pace in terra 
agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, 
ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, 
Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.

Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, 
Agnello di Dio, Figlio del padre;
tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi;
tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica;
tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.

Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, 
Gesù Cristo, con lo Spirito Santo;
nella gloria di Dio Padre. Amen.









COLLETTA
O Dio, che nell'ora della croce hai chiamato l'umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa' che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformare del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne.Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.






LITURGIA DELLA PAROLA




 
 


Prima Lettura Is 62,1-5
Gioirà lo sposo per la sposa.

Dal libro del profeta Isaia
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.


C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.


Salmo Responsoriale Sal 95



Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
   
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine.


Seconda Lettura 1Cor 12,4-11
L'unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.
 

 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. 
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. 

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.


ACCLAMAZIONE AL VANGELO 
( 2Ts 2,14)

Alleluia, alleluia. 
Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, 
per entrare in possesso della gloria 
del Signore nostro Gesù Cristo.
Alleluia.






PROCLAMAZIONE DEL VANGELO



 


 DAL VANGELO secondo GIOVANNI


Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.


In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.





Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù


IL PENSIERO DELLA DOMENICA

A CURA DI 

Don Lucio Luzzi


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20/01/2013

II domenica del
Tempo Ordinario


Anno C

“L’inizio dei segni compiuti da Gesù“




PENSIERO DELLA DOMENICA
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donlucioluzzi@virgilio.it 






Terminato il ciclo natalizio, la Liturgia non si sofferma sulla prima giovinezza di Gesù; ce lo presenta già adulto ma sempre membro effettivo della Sacra Famiglia. Nessuno, nel suo paese, lo chiama Messia, il Salvatore; è semplicemente il figlio di Giuseppe, da elogiare per il suo comportamento, la sua correttezza. Uno dei momenti salienti della vita di un piccolo paesino è partecipare, come invitati e amici, ad una festa di matrimonio. Si svolge a Cana di Galilea, che corrisponde, probabilmente all’attuale Kefr-Kenna, situata a dieci chilometri a nord-est di Nazareth. C’era la Madre di Gesù. Giovanni nel suo Vangelo non ne riporta mai il nome, Maria, presentandola sempre con la sola espressione “Madre di Gesù“; con ciò egli mette in risalto tale maternità, quale fondamento di tutta la sublime personalità di Maria Vergine. Gesù, che aveva cominciato la sua missione in sordina, si reca a Nazareth a trovare sua Madre e saputo che era a Cana la raggiunge e, in considerazione di lei, viene invitato anche Lui insieme a cinque discepoli (secondo lo stile orientale, si usava estendere gli inviti fino a cinque in più).
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La festa durava vari giorni¸ si consumava molto vino, tanto che il festino era detto anche “bevuta”. E si esaurivano le scorte!
La Madre di Gesù disse a Lui:
“Non hanno più vino“

Era una implicita ed umile ma chiara richiesta di intervento miracoloso, per dare inizio alla manifestazione pubblica di Suo figlio, il Salvatore.
Alla sollecitazione della mamma, Gesù compie il primo miracolo e, come farà sempre, in un modo illogico dal punto di vista umano.

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Il miracolo di Gesù
durante le Nozze di Cana

Ci sono sei idrie (dal greco ydor = acqua). Le fa riempire di acqua per un complessivo di circa sei ettolitri e diventerà subito vino pregiato...

Nei numerosissimi miracoli che compirà nella sua vita pubblica, quasi sempre la gente lo vuole applaudire.


In questo primo miracolo c’è confusione con molti invitati euforici per l’abbondante vino bevuto e soltanto il personale di servizio è testimone del prodigio.

La ritroveremo continuamente, nel corso dell’anno liturgico, questa prova inconfutabile della sua divinità IL MIRACOLO; e senza polemiche sterili e assurde, tanto in voga nella società scristianizzata, rinnoveremo sempre la  nostra fede indiscussa nella Sua potenza divina.

Chiedermo con fiducia e con insistenza (come fece Maria per il miracolo di Cana) di essere anche noi oggetto della sua paterna divinità, compiendo quei prodigi, unici a risolvere tante nostre situazioni a volte anche tragiche.

Ricordati sempre che il miracolo non è mai frutto di ragione logica, ma soltanto di fede incrollabile in Colui che tutto può e tutto compie con amore.

Don Lucio Luzzi







CREDO 



Io credo in Dio, Padre onnipotente,
creatore del cielo e della terra;
e in Gesù Cristo, suo unico Figlio,
nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto;
discese agli inferi;
il terzo giorno risuscitò da morte;
salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente;

di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne,
la vita eterna.
Amen.








LITURGIA EUCARISTICA





Sulle Offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie l'opera della nostra redenzione.Per Cristo nostro Signore.
 


Prefazio 
E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori egli si è degnato di nascere dalla Vergine; morendo sulla croce, ci hai liberati dalla morte eterna e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale.


Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo con gioia l'inno della tua lode:
Santo, Santo, Santo il Signore ...










Antifona alla Comunione  (Sal 22,5)
Dinnanzi a me hai preparato una mensa 
e il mio calice trabocca.
 


DOPO LA COMUNIONE

Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutrito con l'unico pane di vita formiamo un cuor solo e un'anima sola. Per Cristo nostro Signore.
 


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Elaborazione musicale a cura di Mons. Marco Frisina


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"QUESTO A CANA DI GALILEA FU L'INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESU' "

A CURA DI MAX46



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